Rifugio Sgabùtzo
A cura di Pino Giampà
dal 29/4/2012 al 21/6/2012
Villaggio Normann –
Gonnesa (CI)
Ex appartamenti per
tecnici minerari scapoli, Rifugio Sgabùtzo, TERZO FUOCO, Braün, Normann, Trans
siberian hunger, latitudine del cavallo... Basterebbero solo i nomi per
raccontare ciò che è accaduto il 29 aprile all’ora del tramonto dentro, fuori e
intorno alla GiuseppeFrau Gallery nel Villaggio minerario di Normann
(Carbonia-Iglesias), una processione nel bosco tra strutture minerarie
abbandonate, al suono di ballad scandinavo-pugliesi e ronzii
altaico-campidanesi.
I luoghi sono
quelli di un ex villaggio minerario, abbandonato al suo destino di rovina e
oblio, il Rifugio Sgabùtzo, ex appartamento per tecnici minerari scapoli. È uno
spazio recuperato da uno di questi ruderi, che conserva dentro di se i segni di
chi l'ha abitato - anche negli anni del suo abbandono, ritagliato e preservato dalle regole del mondo
circostante è un rifugio alpino su schemi arcaico-adolescenziali.
Sgabùtzo è un
sardismo da sgabutzino, appartato, dimesso, e si riferisce alla mitica Villa
Sgabùtza, illustre predecessore nelle campagne di Assemini (Cagliari), che
incarna il periodo mitico per molti ex adolescenti della zona, luogo al centro
di una vera e propria epopea.
Il primo evento “Sgabùtzo” ha visto TERZO FUOCO di Luigi Massari, progetto musicale di cantautorato innestato di folk apocalittico, melodie della tradizione pugliese e atmosfere nordiche di reminiscenza Black metal al quale mi sono innestato con cellule sonore rubate da varie tradizioni musicali di tutto il mondo e riassemblate a formare un nuovo repertorio di un nascente progetto - Braün.
Eng.
Ex buildings for bachelor mine technicians,
Sgabùtzo Shelter, TERZO FUOCO, Braün, Normann, Trans Siberian hunger, horse
latitudes... Just the names will be enough to describe what happened the 29th
of April at sunset, inside, outside and in between the GiuseppeFrau Gallery in
the mine village Normann (Carbonia Iglesias). A procession in the wood through
mine ruins, with the sound of Scandinavian-Puglia ballads and
Altaic-Campidanese humming.
In an ex mining village, abandoned to the point
of oblivion, the Sgabùtzo Shelter is a place recuperated from one of those
ruins. It conserved within it the signs of those who inhabited it. Even in the
abandoned years excluded and preserved from the rules of the surrounding world
it is an alpine- refuge of the archaic patterns of adolescence.
Sgabùtzo is a Sardism from Sgabuzzino- meaning
storage room, secluded, hidden, and refers to the mythical Villa Sgabuzza a
distinguished predecessor in the countryside of Assemini (Cagliari-Sardinia),
that embodies a mythical period for many ex-adolescents, the centre of a true
epic.
The first “Sgabùtzo” event have seen TERZO
FUOCO of Luigi Massari, a musical project of apocalyptic folk song writing with
melodies from Puglia
with a Nordic atmosphere reminiscent of some good Black metal on which I
inserted with my new project “Braün”: sound cells of music borrowed from
traditions from all over the world, reassembled to form a new repertoire.
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A volte ti imbatti in luoghi familiari, ai quali
senti di appartenere senza sapere perché:
anfratti tra le rocce, tane negli alberi, ripari fra vecchi ruderi
abbandonati. Quando capita, ti senti a casa, nel posto giusto. Quella tana non
è più una tana, è la tua tana. E così cominci a trattarla con l'affetto e la
cura che si riservano alle cose preziose. Magari ti viene voglia di
condividerla con qualche ospite di passaggio, che la abiti a modo suo. La rendi
un luogo accogliente e aperto, perché possa ripetersi l'incanto di un incontro
casuale.
Nulla potrà sostituirsi alla magia
e alla perfezione del primo istante, della scoperta, del riconoscimento. Per
questo non si sa bene dove sia: chi l'ha
visitata non ama dare coordinate precise, e chi la cerca non le chiede, perché
tutto sommato, ognuno ha le proprie.
Eng.
Sometimes you come
across familiar places, to which you feel you belong without knowing why:
cracks in the rocks, nests in the trees, shelters in old abandoned ruins. When
it happens, you feel at home, in the right place. That nest is not anymore a
nest, it is your nest. Then you start to take care of it, to give it the
attention that belongs to the precious things. Perhaps you might like to share
it with some guests, who will live it in their own way. You made it welcoming
and open, so that the spell of a casual encounter could be repeated.
Nothing can replace
the charm and perfection of the first instant, of discovery, of recognition. That is why these locations remain
unknown: those who have visited do not give precise directions, and those who
seek do not ask, because after all everyone knows the coordinates.
How
much better is silence; the coffee-cup, the table. How much better to sit by
myself like the solitary sea-bird that opens its wings on the stake. Let me sit
here for ever with bare things, this coffee-cup, this knife, this fork, things
in themselves, myself being myself. Do not come and worry me with your hints
that it is time to shut the shop and be gone. I would willingly give all my
money that you should not disturb me but let me sit on and one, silent, alone.
The
Waves by Virginia Woolf
Emiliana Sabiu
Grazie a Stefano Serusi & Daniele Murtas (eminenze
grigie), April Choitz & Edna Gee (traduzioni), Giacomo Tronci (chitarra!),
Paolo Carta (supporto tecnico e manovalanza)Eleonora di Marino & Davide
Porcedda(Foto, video e dispensori di alcolici rituali), Patrizia Emma Scialpi
(responsabile anti infortunistica), Makika (musa), Pablo Sole & Simone
Piras (memorie storiche sgabùtze) e mia mamma.
http://terzofuoco.tumblr.com/
http://giuseppefraugallery.blogspot.it/
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